Catania, la 13enne stuprata tra le telecamere spente del Comune e pattuglie fantasma

CATANIA – La ragazzina di 13 anni è stata stuprata a circa “10 metri” dalla postazione fissa della polizia municipale, deserta. E ancora, avvicinata, accerchiata e trascinata nei bagni mentre su 14 telecamere che “vigilavano” nel grande parco catanese, appena 5 funzionavano e nessuna comunicava con una stazione di controllo di polizia o carabinieri. Ma non basta, ecco cosa non ha funzionato nella serata dell’orrore.

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Mafia, intercettazioni choc: “Ama la figlia del mafioso, spariamogli”

CATANIA – “Stai toccando la figlia di uno che è malandrino, forse non hai capito…”. Una relazione sentimentale col la figlia di un “malandrino” di Picanello, scattano minacce di pestaggio e morte per l’incensurato innamorato. E si mobilitano pure i colonnelli del clan. Agli atti dell’operazione Oleandro della Guardia di finanza, ci sono le intercettazioni dei pezzi da novanta della mafia, l’obiettivo, stavolta, è lanciare un avvertimento a un ragazzo che ha una relazione sentimentale con la figlia di un padre pericoloso.

Le intercettazioni

Non solo estorsioni, usura e gravi fatti di sangue che segnano passato e presente. Gli elementi di spicco del clan di Picanello vengono intercettati mentre intervengono per i “contrasti” sorti tra un incensurato e i familiari della sua fidanzata, che lo minacciano di morte. Tanto che il giovane spasimante è costretto a chiedere l’intermediazione di Illuminato Torrisi, per fermare il proprio annunciato “pestaggio”.

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Mafia, i soldi dei Santapaola: tutto sul colletto bianco arrestato LINK

CATANIA – Fabrizio Giovanni Papa, big dell’edilizia con la sua Bf Costruzioni e altre due società, è il colletto bianco finito agli arresti nell’operazione Oleandro della guardia di finanza. Secondo le ipotesi investigative, attraverso le sue aziende avrebbe alimentato rapporti con il gruppo di Picanello del clan Ercolano – Santapaola. Il capo d’accusa principale, per l’imprenditore, è quello di associazione mafiosa.

L’identikit

Fabrizio Giovanni Papa avrebbe messo a disposizione del boss di Picanello, Carmelo Salemi, “le proprie società”, e ne avrebbe costituito altre “che servivano – scrive la Gip Giuseppina Montuori – al riciclo dei proventi illeciti del clan, nonché in varie occasioni si interessava di mantenere economicamente alcuni esponenti del gruppo”.

Le intercettazioni

“Questo ora però sai cosa ho fatto…per chiudere il contratto ho chiamato a quello di Picanello…il boss!”. Sono le parole di Papa, che ha una rete di contatti di livello, mentre parla con F.M., funzionario di banca della Credem Spa e rappresentante legale della Santa Lucia Immobiliare Srl, suo “socio di fatto”. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Pippo Fava, “Lo spirito di un giornale” (testo completo)

A quarant’anni dall’assassinio mafioso di Pippo Fava, voglio rircordarlo con uno dei suoi scritti che rappresentano, da sempre, un punto di riferimento per chi si accosta alla professione giornalistica.

Lo spirito di un giornale

“Io ho un concetto etico del giornali­smo. Ritengo infatti che in una società demo­cratica e libera quale do­vrebbe essere quella italiana, il giornali­smo rappresenti la forza essenziale della società.

Un gior­nalismo fatto di verità impedi­sce molte corruzioni, frena la vio­lenza e la crimina­lità, accelera le opere pubbliche indispen­sabili. pretende il fun­zionamento dei ser­vizi sociali. Tiene con­tinuamente in al­lerta le forze dell’ordine, sollecita la co­stante at­tenzione della giu­stizia, impone ai politici il buon gover­no.

“Si fa carico anche di vite umane”

Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero po­tute evitare se la pubblica verità avesse ri­cacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sa­rebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sa­rebbero pe­riti se la pubblica verità aves­se reso più tempestivo il loro ricovero.

Un giornalista incapace – per vigliac­cheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffa­zioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

“Il nostro spirito politico? La verita!”

Ecco lo spirito politico del Giornale del Sud è questo! La verità! Dove c’è ve­rità, si può realizzare giustizia e difende­re la libertà! Se l’Europa degli anni trenta-qua­ranta non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin dalla prima sfida di violenza, non ci sarebbe stata la stra­ge della secon­da guerra mondiale, deci­ne di milioni di uomini non sarebbero caduti per riconqui­stare una libertà che altri, prima di loro, avevano ceduto per vigliaccheria.

È una regola morale che si applica alla vita dei popoli e a quella degli indi­vidui. A coloro che stavano rintanati, sen­za il co­raggio di impedire la sopraffazio­ne e la. violenza, qualcuno disse: “Il giorno in cui toccherà a voi non riuscire­te più a fuggire, né la vostra voce sarà così alta che qual­cuno possa venire a salvarvi!”.

Giornale del Sud, 11 ottobre 1981

I verbali dell’ex presidente di Confindustria: “Ecco come pagavamo le estorsioni”

CATANIA – “Ognuno degli otto fratelli Di Martino contribuisce mediante il versamento di 500 euro per volta”. L’ex presidente di Confindustria Angelo Di Martino ha ammesso, davanti agli investigatori della squadra mobile di Catania, di aver contribuito personalmente a pagare ciascuna “rata” agli uomini del clan Pillera Puntina. Ma Di Martino ha rivendicato anche di aver denunciato il pizzo 20 anni fa, facendo arrestare esponenti della criminalità. Emergono nuovi particolari dall’inchiesta sfociata la settimana scorsa in un blitz antimafia. Ecco i verbali integrali del racconto di Di Martino.

CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA I VERBALI

Forza Italia cerca un’identità tra i duelli di Meloni – Salvini (#La7)

Nell’era del duello Meloni – Salvini, Forza Italia cerca un’identità e lo fa guardandosi allo specchio, nel meeting di Taormina, tra militanti, big del partito e un occhio puntato sui colleghi di governo

Forza Italia e le incognite

Il partito “impianto elettrico”, come lo definisce Gasparri, non può crogiolarsi nella luce riflessa del fondatore Silvio Berlusconi. Nel cammino verso le europee, Forza Italia deve evitare di ridursi al luminicino, nel centrodestra.

Il mio servizio su La7 a L’Aria che tira con le interviste a Maurizio Gasparri, Roberto Occhiuto, Anna Maria Bernini, Matilde Siracusano e Antonio Tajani

In Sicilia ancora ombre sui concorsi: “Cari giovani, non smettete…”

PALERMO – In Sicilia ancora ombre sui concorsi pubblici. L’ultimo caso è quello dei posti per i forestali. Ospite di Studio 90 Italia, ho analizzato il fenomeno e lanciato un messaggio ai giovani, quelli che hanno la forza di non scendere a patti. Coloro che sono capaci e meritevoli. Guarda il video

Catania, il libro mastro della bancarotta: fiumi di soldi, tutti i NOMI

CATANIA – Un reticolo di società, un fiume di soldi che sarebbe stato “distratto” verso ditte individuali e imprese controllate da prestanome, parenti e presunti complici. E un lungo elenco con nomi e cognomi. Gli investigatori della guardia di finanza hanno ricostruito un vero e proprio libro mastro della bancarotta della Sl Group, colosso petrolifero, con gli importi che hanno fatto scattare il sequestro. Ecco i 31 indagati.

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#INCHIESTA – ‘Corleone’, il marchio di Tony Colombo e l’ombra della camorra

PALERMO – “Vincenzo Di Lauro voleva fare una società con Tina Rispoli, eventualmente sfruttando la visibilità mediatica di Tony Colombo, per un marchio di abbigliamento a nome Corleone”. Le parole del pentito Salvatore Tamburrino confermano agli inquirenti che dietro il marchio Corleone, ci sarebbe l’ombra della camorra.

Corleone e i nomi che contano

Non un nome qualunque, Salvatore Tamburrino era il vivandiere dei Di Lauro, clan famigerato di Secondigliano, sta scontando l’ergastolo da collaboratore di giustizia perché ha assassinato la moglie, madre di due figli, a colpi di pistola. Vincenzo Di Lauro, l’esperto di aste giudiziarie del quale parla il pentito, è il figlio di Paolo, capofamiglia di Secondigliano, detto ‘Ciruzz o ‘Milionario’.

Corleone, la storia di un marchio

Il 27 luglio del 2017 la Corleone Clothing di Tony Colombo registra il marchio “Corleone since 2017” nell’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

#MAFIA – Killer e camorristi svelano i segreti di Tony Colombo

PALERMO – L’ascesa di Tony Colombo raccontata dai collaboratori di giustizia: i soldi del clan Marino investiti a Palermo, i debiti, la passione per il gioco e il matrimonio con Tina Rispoli. Dai programmi televisivi nazionali al carcere. Gli inquirenti che hanno arrestato il cantante neomelodico guardano dall’altro lato dei riflettori e puntano l’attenzione sulle “fortune” che la donna ha ereditato da vedova dal marito Gaetano Marino, fratello del boss Gennaro Marino, ucciso in un agguato di camorra a Terracina. Un viaggio nel tempo che collega il cantante palermitano con il mondo della criminalità napoletana. Due città e il racconto di killer ed ex camorristi.

La vedova e l’eredità del boss

La Rispoli avrebbe ereditato “notevoli fortune economiche”, una vera “rendita di posizione” che le deriva dall’essere la vedova di uno dei “fondatori del clan Marino”. Asset immobiliari e finanziari, una vera fortuna costruita quando sia lei che il boss “non avevano redditi propri legittimi”.

Ma è sulle acquisizioni successive al matrimonio che si incrociano le nuove indagini del tribunale di Napoli. Una storia fatta di debiti, concerti, dischi e bella vita.

Tony Colombo da Palermo a Napoli

L’ascesa del palermitano Tony Colombo, il lancio di un disco importante nel 2010 grazie ai soldi del boss napoletano. E i viaggi nei quartieri controllati dal clan Marino, dove il neomelodico era richiestissimo: doveva pagare i debiti col capomafia. I magistrati interrogano Gianluca Giugliano, killer del clan Marino che ha deciso di collaborare con la giustizia. Era il fidanzato della sorella di Tina e insieme al boss gestiva la piazza di spaccio delle Case Celesti. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Il fuorionda del leghista: “Se sapevo che c’era Condorelli…”

LEGA – Il fuorionda del deputato Anastasio Carrà, ex carabiniere, dopo la registrazione della trasmissione sul caso Apostolico con Filippo Romeo di Rei Tv. La magistratura sta verificando un possibile dossieraggio. Che domande avrei fatto? Cosa avrei detto di fastidioso? Continuate a seguirmi #matteosalvini #giorgiameloni #politica #giornalismo

LINK ALLE INCHIESTE

#MAFIA L’ombra del boss: intercettazioni sull’asse Catania – Napoli

CATANIA – “Che gli dobbiamo portare noi ai cristiani? Io…, senza soldi…, non vado da nessuna parte…!”. I “cristiani” sono “soggetti di una certa caratura criminale”, napoletani, annotano gli inquirenti. Le cimici dei carabinieri registrano due componenti dell’organizzazione di trafficanti smantellata pochi giorni fa, confermando che le relazioni tra Catania e Napoli benedette dal boss Rosario Lombardo, detto ‘Saro ‘u rossu’, continuano a essere mantenute.

Milioni di euro, potere e mafia

Catania, Napoli, Reggio Calabria. Milioni di euro, il clan Santapaola, i Nizza e la Camorra. E un esercito di pusher e vedette che continuano a portare fiumi di soldi nelle casse delle “famiglie”. Tornano in ballo metodi e affari tanto cari a uno degli elementi di spicco dei Santapaola, Rosario Lombardo. I militari dell’arma hanno alzato il tiro rastrellando, civico per civico, il cuore del traffico di droga nella via Capo Passero, che racchiude ben 12 piazze di spaccio. Determinanti i verbali del genero di Lombardo, Salvatore Scavone, che ha fatto tutti i nomi, ma anche le intercettazioni, che hanno incastrato i componenti dell’organizzazione.

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MAFIA – LE INCHIESTE

#Mafia, l’ombra del boss Privitera: i pentiti incastrano Buda

CATANIA – Dalle relazioni pericolose con il cugino killer, alla gestione delle spiagge libere, per conto del Comune di Catania. Fiumi di soldi e conti che non tornano, come ha rilevato l’ultima inchiesta della guardia di finanza, che ha fatto scattare il sequestro del patrimonio riconducibile a Orazio Buda: due società e i bar simbolo della città “buongustaia”, l’Opera prima di piazza Umberto e del Corso Italia.

La storia di Buda si incrocia con quella del cugino boss dei Carateddi Orazio Privitera: il braccio armato del clan. Non un nome qualunque, Privitera era, per i collaboratori, “uomo d’onore battezzato a Palermo dagli uomini di Bernardo Provenzano”, forte di “rapporti con i Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro”. Mandante ed esecutore di tre omicidi, in grado di comandare anche dal carcere.

I verbali del pentito Bonaccorsi

Il collaboratore Salvatore Bonaccorsi, figlio di Concetto, boss del gruppo Carateddi dei Cappello, ha definito Orazio Buda “una macchina da soldi” CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Il pentito svela l’album della mafia: “Ecco tutti i NOMI”

CATANIA – Non solo trafficanti, l’ex boss pentito Salvatore Scavone sta facendo tremare diverse famiglie mafiose e un esercito di spacciatori e vedette. Ha colpito il cuore pulsante dei clan, la droga, come nel caso dell’ultimo blitz dei carabinieri, che ha azzerato le piazze di spaccio di via Capo Passero. Ecco i nomi e la mappa tracciata dal pentito ai carabinieri.

Il “sistema” di via Capo Passero

Più che una piazza di spaccio, l’immensa via Capo Passero è una città del traffico di droga. Con l’operazione Skanderberg vennero censite, sulla stessa strada, ben 12 piazze di spaccio, suddivise e gestite con turnazioni h 24. Non a caso, più famiglie mafiose operano al suo interno. E c’è il concreto timore che, dopo il blitz, lo spaccio continui, perché ogni detenuto viene sostituito. Salvatore Scavone ha parlato proprio di “sistema”

Il pentito e il civico 121

“Sino al mio arresto erano Gabriel Muscarà e Antonio Raimondo detto “Cipollina” a gestire le piazze di spaccio di via Capo Passero e in via Ustica facenti capo ai Nizza ….CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Terremoto nella mafia, il pentito fa i NOMI e scoppia il caos

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CATANIA – Un vero terremoto nella mafia. L’ultimo blitz eseguito dai carabinieri svela gli effetti del pentimento del boss Salvatore Scavone nel clan. I capi dell’esercito di trafficanti che controllano le “piazze d’oro” di via Capo Passero sono furiosi. Accusano Scavone di essersi “fottuto i soldi”, “80 mila euro”, in molti avevano il “terrore” di lui. In ballo ci sono parentele di peso e più clan impegnati a gestire il traffico di droga. Fino a quando, facendo i “nomi”, Scavone ha creato il caos in interi quartieri, svegliati dalle sirene dei carabinieri, che hanno eseguito blitz a tappeto, sotto la guida del procuratore aggiunto Francesco Puleio. Importante il contributo di Scavone in molte indagini.

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Il boss pentito Salvatore Scavone

Dalle banche ai Santapaola: tutto sul colletto bianco arrestato

CATANIA – Da mediatore finanziario di grido, alle banche dove finivano alle pratiche che sarebbero servite ai Santapaola. L’epopea del direttore del consorzio Cofisan Andrea Pappalardo, celebrato dalla stampa locale e nazionale, si infrange sull’ultima operazione della polizia, coordinata dal Pm Francesco Puleio. Macellai spacciati per “contabili”, dichiarazioni dei redditi inventate. Un notevole giro di soldi tra “compiacenti” funzionari di Unicredit: così attività imprenditoriali non ancora iniziate ottenevano finanziamenti “covid”. Ecco i particolari.

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Santapaola, il carabiniere e il sistema per i soldi facili

CATANIA – Da rapinatore e trafficante con 5 condanne annotate dai magistrati, a mediatore finanziario “illecito”, per la gestione di centinaia di migliaia di euro di fondi covid. Gabriele Santapaola, fratello diFrancesco ‘Coluccio’, è ritenuto “membro di spicco del clan”: avrebbe falsificato le pratiche per ottenere i soldi anche attraverso prestanome. Con la complicità di un carabiniere: il brigadiere capo Paolo Marragony. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Gabriele Santapaola

Report – La Russa attacca: “Sarò intransigente sulla famiglia” VIDEO

BRUCOLI (SIRACUSA) – Report, Rai Tre. L’attacco – preventivo di Ignazio La Russa – “Dai tempo, dai qualche giorno, ho visto addirittura e su questo sarò intransigente, cercano di accreditare una storia familiare”. Ignazio La Russa prova a parare il colpo, intervenendo nel meeting di Fratelli d’Italia a Brucoli a poche ore dalla messa in onda della puntata di Report sulla sua famiglia.

“Tentano di accreditare – dice il presidente del Senato – una storia diversa da quella che chiunque conosce la mia famiglia, destra, sinistra, amici e nemici può invece testimoniare”.

Poco prima aveva citato la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci per le inchieste sul ministro Daniela Santanchè. Guarda il video

Mafia, sette pentiti incastrano l’imprenditore ‘Miliardario’ – LiveSicilia.it

CATANIA – Mafia, boss e pentiti hanno incastrato l’imprenditore Antonio Sivirino, detto il ‘Miliardario’ e il figlio Francesco: la guardia di finanza ha sequestrato beni del valore di 98 milioni di euro. Un ruolo chiave, nella ricostruzione delle relazioni pericolose, lo hanno avuto i collaboratori di giustizia, tra i quali ci è finito anche un boss di spessore.

Le accuse

Antonio Siverino sarebbe “vicino” al clan Scalisi e, partendo dall’imputazione di concorso in associazione mafiosa del 2021, il tribunale di Catania ha analizzato l’ascesa del gruppo di società che ha gestito insieme al figlio.

Gli inquirenti sostengono che l’imprenditore avrebbe una “strettissima contiguità” con il clan Laudani, attraverso Carmelo Pavone detto ‘l’Africano’ e con il clan Scalisi, guidato da Giuseppe Scarvaglieri. Quest’ultimo è il fratello di Antonio Scarvaglieri, suocero di Francesco Siverino. CONTINUA A LEGGERE I VERBALI SU LIVESICILIA

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#MAFIA – I verbali del pentito: i Mazzei, gli amici e tutti i NOMI

CATANIA – “Io facevo il bracciante agricolo e non facevo parte di alcun gruppo criminale di Adrano. Io nel 2017 ho iniziato la relazione con la mia attuale convivente che è poi rimasta incinta. Avendo bisogno di denaro…”. Sono le prime parole che Graziano Pellegriti, elemento di spicco dei Mazzei nella provincia di Catania, che ha deciso di pentirsi. I primi verbali emergono con l’operazione Terza famiglia, ma l’ultimo blitz dei carabinieri ha consentito di conoscere nuovi particolari sull’articolazione delle principali famiglie dell’area etnea.

“Così ho conosciuto la mafia”, i primi nomi

La sua compagna è incinta, il lavoro da bracciante non basta e così Pellegriti si rivolge ad alcuni conoscenti: “Turi Giarrizzo del clan Scalisi, Salvatore Foti del clan dei Taccuni, andai da loro a chiedere in prestito mille euro per affittare una casa ma loro non me li diedero e allora mi sono rivolto a Cristian Lo Cicero”.

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“I Santapaola e gli affari di mio cognato”: il pentito incastra la ‘famiglia’

CATANIA – “Riconosco nella foto numero 1 il mio ex cognato Giuseppe Amoroso detto ‘Pippo l’avvocato’, che era il reggente del clan Toscano – Mazzaglia – Tomasello”. Dal controllo dei trasporti alle estorsioni, dal traffico di droga agli omicidi. Il pentito Giovanni La Rosa svela i retroscena della mafia catanese e incastra la sua ‘famiglia’: c’era un “patto” tra i clan locali e i Santapaola e il cognato aveva un ruolo di peso. Si tratta di un accordo pianificato per la gestione dei principali affari, da Acireale a Biancavilla, con la famiglia mafiosa catanese: l’unica in grado di stabilire le regole e garantire che fossero rispettate. Costi quel che costi. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Un nome di peso

Giovanni La Rosa, cognato del boss Pippo Amoroso, detto Pippo l’avvocato, è uno dei pentiti chiave delle inchieste sulla mafia etnea. Era autista di Alfredo Maglia, ammazzato nel 2013. Nel 2016 scattano le manette per Amoroso, finisce nel carcere di Bicocca proprio con La Rosa: “Lo incontrai e lui mi raccontò molte cose riguardanti il clan di Biancavilla e quello che era accaduto sino ad allora”.

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+++Mafia, i verbali del boss pentito: i trasporti sono Cosa nostra

CATANIA – Mafia, dal controllo del trasporto di arance verso il Nord alla movimentazione dei singoli bancali di merce. Il boss pentito Salvatore Giarrizzo svela i segreti di una delle attività più redditizie per il clan Toscano – Tomasello – Mazzaglia: la gestione degli autotreni in partenza dal Catanese con la MN Logistic. Un affare milionario, come hanno documentato i carabinieri, all’interno dell’operazione ‘Ultimo atto’. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

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Informare è un dovere